martedì 21 maggio 2013

L'insostenibile leggerezza dell'essere (motociclista)

Domenica, dopo quasi un mese di astinenza, e nonostante qui dalle mie parti piovesse, mi sono svegliato di buon'ora, e dopo essermi vestito e aver infilato l'antipioggia, sono partito in moto alla volta della Toscana, dove avrei incontrato il sole e degli amici con cui avrei condiviso un pò di curve e un buon pranzo.

I miei amici e compagni di viaggio venivano in parte dalle Marche e in parte da Roma, ci siamo incontrati nel classico ritrovo di motociclisti in cima al valico di Viamaggio, e dopo quattro chiacchiere e una colazione di rito, siamo partiti tutti insieme alla volta del ristorante che ci avrebbe ospitato a pranzo.

Arrivati nel parcheggio ho notato subito una cosa che cui prima non avevo mai prestato molta attenzione, ovvero la grande varietà di mezzi del nostro "club": c'erano KTM, Aprilia, Triumph, l'immancabile BMW, Ducaud... scusate Ducati, una bellissima Kawa old fashion e addirittura due Victory (una chopper classica e un transatlantico da 1800 cc che secondo me paga l'IMU); e ho pensato: "è proprio vero che due ruote e un motore uniscono un sacco di gente".

E così è stato.

Come al solito il pranzo è trascorso nel migliore dei modi, abbiamo visto e commentato la motoGP, abbiamo parlato di moto (ovviamente), di progetti, di vacanze e di lavoro, abbiamo fatto in modo che per almeno una giornata fosse la nostra passione e non i nostri doveri o le nostre preoccupazioni a scandire il ritmo; e più il tempo passava più mi rendevo conto di quanto la moto (come tutte le passioni vere e genuine) sia in grado di unire e mettere alla stessa tavola persone apparentemente lontane anni luce, ma unite dall'amore per le due ruote e dalla sensazione di libertà che solo una strada piena di curve immersa in un paesaggio mozzafiato possono darti.

Non importa cosa guidi, se una Goldwing 1800 o un motardino monocolindrico, in sella le sensazioni sono identiche: libertà, bellezza, condivisione di qualcosa di vero.

Dopo pranzo ci siamo rimessi in marcia, abbiamo percorso un tratto tutti insieme, poi la nostra strana e disomogenea carovana si è divisa e ognuno di noi ha ripreso la strada di casa.

Non so se sia stato perchè non guidavo da quasi un mese, o perchè era stata una giornata particolarmente piacevole, ma al ritorno non mi sentivo stanco, anche la superstrada mi sembrava tutto sommato meno fastidiosa del solito e nemmeno lo sgrullone di pioggia che ho preso a  10 km da casa (grazie Umbria per non darci tregua) è riuscito a scalfire la sensazione di leggerezza che sentivo addosso e che mi accompagna ad ogni uscita.

Forse è proprio questa leggerezza che porta noi motociclisti a svegliarci presto la domenica mattina, a vestirci pesantemente anche in estate e a prendere ore di pioggia e freddo in inverno, a trattare la nostra moto come un membro della famiglia e che ci condanna a non essere capiti da chi ci sta accanto (anche se le nostre mogli e fidanzate sono delle sante per la pazienza con cui ci sopportano e assecondano).

Forse questa leggerezza ci riporta ad essere un pò bambini, incoscienti ed entusiasti, ma anche un pò più puri, e purezza ed entusiasmo  di questi tempi sono merce rara.

Lamps


1 commento:

  1. Vorrei potermi clonare, per poter essere dei vostri!....comunque prima o poi vi toccherá sopportare il brontolio della Kappona!

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