martedì 28 maggio 2013

La regola del rispetto

Ciao a tutti.

Stamattina, mentre aspettavo un cliente, ho dato un'occhiata ad un famoso sito di motociclismo, e il primo servizio parlava di un incidente mortale successo a Yoshinari Matsushita durante una sessione di prove del Tourist Trophy (o semplicemente TT), famosissima gara che si svolge ogni anno sull'isola di Mann lungo un percorso cittadino ed extra urbano, quindi senza protezioni, barriere o vie di fuga.
Questa competizione dura una settimana e vede partecipanti di tutte le categorie, dai semplici privati che vogliono cimentarsi in una gara dal grande fascino, fino alla manche della domenica, che vede partecipare piloti professionisti in sella a moto ufficiali.

Matsushita è uscito di strada a causa del bagnato ed è praticamente morto sul colpo, e va ad aggiungersi alla lunghissima schiera di piloti che negli anni hanno trovato la morte in questo evento, che da alcuni viene definito quasi cavalleresco e adatto solo a piloti e uomini veri, mentre da altri come una corsa ormai obsoleta e insensata che vive soltanto dei fasti del passato, e che quindi andrebbe abolita.

Ovviamente sotto a quell'articolo c'erano già decine di commenti di gente che mostravano i loro rispetti per la famiglia del pilota, altri che sostanzialmente dicevano che in fondo in quella gara si può morire e che i piloti lo sanno, altri che ne chiedevano l'immediata soppressione definendola barbara e senza senso.

Forse qualcuno di voi ricorderà un'intervista a Valentino Rossi di un paio di anni fa in cui diceva che lui il TT non lo avrebbe mai corso, considerandolo solo un rischio inutile che nulla avrebbe aggiunto alla sua carriera di pilota, tirandosi addosso le ire dei suoi detrattori che gli diedero della "checca" perchè il suo collega Agostini ai bei tempi ne aveva vinti 10.

Ed è proprio da qui che parte la mia riflessione.

Credo che sia Rossi che Agostini avessero ragione, e credo che il TT sia davvero una contraddizione in termini, e che come tutte le contraddizioni o si odia o si ama, a volte contemporaneamente.

Rossi ha tutto il diritto di non volerla correre senza per questo sentirsi una "checca", poichè visto il suo palmares credo che nessuno di noi "piloti occasionali" possa permettersi di criticare una scelta fatta con la testa da una persona che ha fatto del metodo e della precisione il suo credo, e che in maniera molto onesta ha semplicemente detto che in una competizione del genere i rischi superano di gran lunga  i riconoscimenti.

Agostini d'altra parte ha tutto il diritto di fregiarsi del fatto di averne vinti 10, poichè evidentemente per lui la soddisfazione di entrare nel novero di quella manciata di piloti abituati a pompare adrenalina e a  vivere sul filo di lama valeva assolutamente il rischio concreto di lasciarci le penne.

Io penso che la moto fa sentire vivi, ma in moto si può anche morire, e il TT incarna entrambe le anime di questa frase, e credo che chi fa il pilota di professione sappia sempre che il rischio di non tornare a casa la sera è alto, a volte di più, a volte di meno, ma li accompagna sempre; ed è per questo che meritano rispetto.

Non comprensione o idolatria, ma neanche disprezzo o cinismo, semplicemente rispetto.

Lo stesso rispetto che dobbiamo a tutti coloro i quali hanno avuto il coraggio, la fortuna e la bravura di poter vivere della propria passione, specialmente quando quella passione si traduce in sport estremi o pericolosi; e non mi venite a dire che però quelli guadagnano i milioni e quindi se muoiono amen, perchè i milioni non te li porti nella tomba, al massimo ci paghi un gran bel funerale.

E il mio parere è che il TT merita di continuare la sua lunga, gloriosa e triste storia, perchè in fondo la sua obsolescenza e i suoi rischi fanno parte del suo inconfondibile fascino (alzi la mano che di voi non vorrebbe andarci almeno una volta nella vita, io vorrei eccome), e i piloti, dall'ultimo dei privati al primo degli ufficiali, che vanno a parteciparvi ne conoscono i rischi, sanno che potrebbero non tornare, ma sanno anche che se tornano, avranno fatto un'esperienza unica e irripetibile, un'esperienza che fa venire i brividi freddi anche a molti piloti professionisti, un'esperienza che potranno raccontare con orgoglio e di cui potranno sempre fregiarsi dicendo: "io l'ho fatto".

Senza giudizi e senza retorica, senza frasi fatte o commenti sarcastici, senza pietismo o indignazione.

Soltanto rispetto.

Lamps







2 commenti:

  1. grandissima riflessione :-)

    io, approvo... ho fatto 15 anni di strada (Flaminia, tiburtina, e varie strade di montagna tutte curve, anche dalle parti vostre, visto che ci sono nato, passando sulla S da Bisello ecc...) in questi 15 anni ho cercato di usare il buon senso, ma le curve la velocità anche quando peli il gas usando il buon senso è sempre troppo per la strada... Quindi se si sceglie di andare si va, si cerca di limitare, ma comunque di godere secondo le proprie esigenze... si conoscono i rischi e vanno accettati... sia quando arrivano come beffa, sia quando arrivano e basta... io dopo tanti anni HO PAURA! e non mi vergogno... il lavoro, gli impegni, il bimbo... l'idea di non tornare la sera mi rende pazzo... ma stima e rispetto per chi non gli sale questo pensiero... magari è anche giusto così...perchè uno dovrebbe, malgrado tutto, preoccuparsi x se stesso e non per gli altri, anche se gli vogliamo bene, alla fine per loro la vita (distrutta) continua... e chi è solo un ricordo sei tu! ho scelto solo pista (col contagocce causa soldi da qualche tempo, ma ci riprenderemo) ma ne sono contento, so che anche qui può succedere di tutto, ma mentalmente sono più tranquillo... riesco a GODERE senza troppi pensieri... ed è quello che conta... ho quell'equilibrio che serve per divertirmi... il rischio è minore, secondo il mio equilibrio, di quello che tutti i giorni corro per strada in macchina per andare al lavoro... Il TT? penso che ognuno di noi nella sua vita durante un giro per le montagne e le curve ha fatto secondo il suo limite almeno una volta il suo TT... senza esagerare ma comunque forte per il suo modo di andare...e quindi il TT da amatore, quando andavo per strada, me lo sarei anche fatto... nel mio limite, e con lo stesso buon senso che usavo per strada... conscio che cmq come la domenica per strada...tutto poteva succedere... ciauuuuuuuuuuu

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  2. Onore e rispetto al coraggio! Anche se non condiviso, comunque onore e rispetto! Dietro la scelta di rischiare la vita c'è sempre una motivazione profonda..in qualsiasi campo dello sport o dell'esistenza stessa! Uno può non essere d'accordo, ma va comunque onorato e rispettato chi sceglie una strada accettando le conseguenze delle proprie azioni!

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